Ottaviani


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Sicuramente è la passione quel lungo filo che lega il nome di una famiglia al prestigio di un mestiere. La famiglia è Ottaviani, il suo mestiere interpretare l’argento attraverso una storia che dal 1945 costruisce l’evoluzione di un nome sinonimo oggi di talento, innovazione, professionalità ed esperienza.

Dall’esordio nella produzione di oggettistica sacra in oro e argento, determinata dalla vicinanza del Santuario della Madonna di Loreto e da cui deriva, nel giro di pochi anni, l’affermazione sul mercato di riferimento, allo sviluppo della cultura della lavorazione dei metalli preziosi, ci sono i presupposti di quella che si afferma come scuola Ottaviani e da cui ha avuto origine il distretto argentiero recanatese. Come spesso accade, la passione per un lavoro, il proprio, porta a voler andare avanti, a cercare nuove traduzioni di espressione per dare a quello stesso metallo di sempre una destinazione assolutamente nuova; è stato così che l’azienda, specializzatasi ormai nella lavorazione dell’argento, interpreta ed applica in tale settore, con assoluta lungimiranza, il processo di elettrodeposizione galvanica di metallo pregiato, inventando di fatto un mercato caratterizzato da una gamma illimitata di oggetti di arredo nobilitati dal metallo prezioso, prima di allora neppure intuibile. E su quell’intuizione prosegue una “vis creativa” ed il consueto impegno rappresentati oggi, a livello internazionale, da un marchio che veicola un valore e uno stile squisitamente e orgogliosamente italiani.

Le creazioni in argento Ottaviani non hanno bisogno di molte parole; costituiscono ognuna un linguaggio visivo che racconta di cose preziose perché rare, di uno stile tipico e riconosciuto che non teme il tempo, di un’eleganza che si sposa con il design più attuale senza trascendere mai i canoni classici della bellezza, equilibrio e purezza delle linee. Oggetti che appartengono al nostro vivere quotidiano, specchi delle nostre abitudini, interpreti delle nostre esigenze, dotati di un carattere appellativo che li trasforma in attori in grado di narrare contenuti celati attraverso immagini e forme e provocare sinestesie e corrispondenze con sensazioni e stati d’animo; non più semplici oggetti dunque, ma artefatti pervasi da un senso e degni di essere custoditi non per cristallizzare, ma per trasmettere e condividere.


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